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Il Calcio Regalava Un Sogno Di Riscatto All’Italia In Crisi

La vittoria della «Copa de la vida» è ancora oggi simbolo di una vittoria di una nazione intera che, dal buio del terrorismo e della crisi petrolifera, entrava nei mitici anni 80

Spagna. Madrid. 11 luglio 1982. 40 anni fa. Lo stadio Santiago Bernabeu, tempio calcistico e casa delle Los Merengues del Real Madrid CF, ospita circa 90.000 voci che, in coro, in una moderna arena, fremono per assistere allo spettacolo della vita. La finale della Coppa del Mondo FIFA WORLD CUP. In campo Italia vs Germania Ovest. L’Italia tutta – me compresa, all’epoca solo undicenne – ricorda con dovizia di particolari, a distanza di quarant’anni, dove e con chi fosse in quella notte magica di una torrida domenica d’estate.

 

40 ANNI DI MAGIA

I decenni, nell’anno delle celebrazioni 2022, non hanno scalfito il ricordo, la gioia dell’impresa e l’epica delle azioni dei protagonisti. Uno su tutti: Paolo Rossi, idolo da poco scomparso.  Goleador e capocannoniere del Torneo dai sei magnifici gol, con uno decisivo nella finale, egli usciva da una crisi personale e professionale che, mai, avrebbe fatto supporre l’epilogo in trionfo che si è rivelato il suo personale Campionato. Con tre gol, nella semifinale Italia vs Brasile, ha azzerato la glicemia dei favoriti sudamericani, provocando quella che chiamano ancora oggi la «Tragedia del Sarrià», lo stadio barcelloneta dove il Brasile degli Dei del calcio Socrates, Zico, Falcao, Cerezo ha passato, in lacrime, il testimone della finale agli italiani contro una Germania dell’Ovest ancora divisa dalla ‘Est dal muro della vergogna, che cadrà solo nel 1989.

 

L’urlo di Marco Tardelli, il primo piano d’entusiasmo calcistico più visto in TV degli ultimi decenni, arriva al 69’, come uno squarcio, nelle case d’Italia, dopo la rete di Rossi al 57’ ed il gol della definitiva resa tedesca, all’81’, grazie al piede di un altro grande come Alessandro Altobelli. E, poi, l’assoluto Dino Zoff: gigante silenzioso, pragmatico e forte come la sua gente del Friuli Venezia-Giulia, che a 40 anni e 133 giorni faceva registrare un altro record quale il più anziano vincitore di un Mondiale. Oggi, ad 80 anni, ricorda con il sorriso l’impresa.

 

NARRATORI E CAPITANI CORAGGIOSI

Quelle gesta avevano narratori e capitani carismatici. In Nando Martellini, il Telecronista RAI per definizione, il quale, con il suo mantra «Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo!» ha ispirato, nei decenni, tutto il giornalismo sportivo italiano, da allora, e commosso le genti. E nel Presidente della Repubblica Italiana Alessandro Pertini, detto Sandro, amato come un padre e stimato come un eroe buono e coraggioso. In tribuna, con pipa di ordinanza, stuzzicava il Re di Spagna Juan Carlos di Spagna dicendogli: «Non ci prendono più»

 

Pertini nel 1982 aveva 86 anni. Era ex-partigiano, padre della Repubblica istituita nel 1946, uomo simbolo prima della lotta al nazi-fascismo e, poi, al terrorismo. Aveva traghettato l’Italia fuori dalla dittatura del Duce e, negli anni 70, era stato testimone simbolo, nel corso degli Anni di Piombo, della lotta alle Brigate Rosse. Quest’ultima era la cellula di estrema sinistra, costituita per sviluppare la lotta armata per il Comunismo, che da un decennio seminava morte ovunque. La «meglio gioventù» d’Italia, parafrasando il film dell’ottimo regista Marco Tullio Giordana dedicato a tutti gli animi inquieti, sparava o crollava crivellata dai colpi di armi da fuoco, per ideologia.

 

UN UOMO VENUTO DA LONTANO

Ma nel 1981 un’altra pesante prova attendeva il nostro Paese. Il turco Ali Agca, autodefinitosi Gesù, tentava di uccidere con una pistola, in Piazza San Pietro a Roma, il primo Papa slavo e non italiano della storia moderna. Il futuro Santo Karol Wojtyla, l’uomo venuto da lontano, il 13 maggio, giorno dell’anniversario della prima apparizione della Madonna di Fatima, viene raggiunto da proiettili che gli trapassano il corpo senza ledere organi vitali. Lui attribuisce ad un miracolo la sua salvezza. Il papa straniero e le famiglie delle vittime del terrorismo armato: uniti nel dolore. E’ questo lo scenario che fa da quinta a Spagna 1982.

 

E un’Italia che si deve faticosamente rialzare da una moltitudine di altri drammi, oltre che da una crisi economica senza precedenti. La Nazione cerca un riscatto, seppur sportivo. Umano. Ecco perché Italia vs Germania Ovest del 1982 ha travalicato la cronaca calcistica per assurgere a simbolo della rinascita e della ripartenza di tutto un Paese. Le premesse del Mundial erano fosche. I protagonisti poco considerati. Le tossicità degli anni 70 avevano compromesso l’orgoglio nazionale e la fiducia in un futuro migliore. Questa vittoria ci ha iniettato ottimismo. 

 

CHIASSOSI ANNI 80

Gli anni 80 si sono rivelati chiassosi, spensierati e stimolanti grazie alla ripresa economica, trainata dalla moda, dal design e dalla nascita della TV privata commerciale. Ma, in agguato, altri difficili anni, a seguire, avrebbero segnato il Paese. Dove c’è danaro ecco comparire corruzione e stragi di mafia. Certo, nel 1982 l’assedio di entusiasmo, nato dall’abbraccio del calcio, è servito da sprone. Lo sport, come la vita, testa le tue forze e quanta verità puoi tollerare. La concretezza di una vittoria inaspettata ci ha dato forza, ma la vita, si sa, è ciclica e insondabile. Non siamo cambiati, ma quella vittoria è ormai parte di noi.

SULL' AUTORE

Io sono Barbara Benzoni. Sono Italiana, milanese, romana di adozione, toscana per passione, americana per devozione alla terra del coraggio e delle novità: gli USA. Sono la mamma entusiasta di Peter e la compagna felice di Ale. Il cinema, l’arte, il buon cibo e solo le cose belle sono il tema della mia esistenza. La laurea in lettere mi ha insegnato a liberare la mente, il master in management dello sport a imbrigliare le mie passioni, trasformandole in un lavoro.Anche lo sport è una delle passioni imprescindibili della mia vita. Da oltre 25 anni organizzo eventi sportivi, partecipo a grandi competizioni sportive internazionali e le racconto al grande pubblico. Ho avuto la fortuna di conoscere grandi campioni dello sport, artisti e registi di cinema, manager e politici. Ma la curiosità per il quotidiano e le persone dall’anima semplice sono il mio driver. Il mio motto è una frase di Mohammed Alì: “It’s not bragging if you can back it up” cioè “Non è vantarsi se lo puoi realizzare”. Da grande vorrei diventare una fotografa famosa. Da grande!

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