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Cristoforo Colombo, La Via Coraggiosa Alla Scoperta Dell’America

Il viaggio come metafora della vita – superata la paura ed il Mare Oceano approdi alla Terra promessa


Palos, 3 agosto 1492. Cristoforo Colombo, il navigatore italiano più famoso della storia, nato a Genova, salpa dal porto di Palos de la Frontera, in Portogallo. Le tre caravelle Nina, Pinta e Santa Maria fanno rotta verso le Indie, meta ipotizzata. Circa dieci settimane dopo, il 12 ottobre, le tre navi approdano sulle coste di San Salvador. 


Avviene così, un po' per caso, la scoperta di un nuovo Continente: l'America. Colombo credeva di avere solcato lo spazio che divideva Europa dall’India, da cui la spedizione nelle Indie. Ignorava che nel mezzo ci fosse terra. Molta terra. 


L’esploratore, prima di avere il coraggio di solcare l’Oceano Atlantico, un mare sterminato e sconosciuto all’epoca, aveva paura. Il mare oceano era una distesa d'acqua infinita, dove si diceva che abitassero orribili creature marine, mostri pericolosi e accadessero catastrofi naturali di cui sarebbe stato vittima chiunque vi si fosse avventurato. 


MARCO POLO E IL SUO MILIONE

Cristoforo, prima di avventurarsi, aveva studiato a lungo le carte geografiche esistenti e preso spunti dagli incredibili quanto precisi racconti di un altro italiano, pioniere di viaggi: quel Marco Polo da Venezia che nel XIII secolo aveva scoperto niente meno che la Cina (Catai), percorrendo, a piedi per lo più, la via della Seta. ll Milione, libro di racconti di viaggio di Marco, raccolti da Rustichello da Pisa, è stato fonte di ispirazione per il giovane Colombo, e forse anche una iniezione di sano coraggio per sua folle impresa.  


Quasi nessuno lo avrebbe sponsorizzato se lui stesso non avesse riposto caparbia e volontà in essa. Non re Giovanni II del Portogallo quando, nel 1484, portandogli la sua idea al cospetto, si rifiutò di pagare il necessario per organizzare una spedizione tanto improvvisata e pionieristica. Del resto, tutti gli sforzi del re portoghese erano rivolti verso la circumnavigazione dell’Africa. 


IL VIAGGIO E LA META

Alla fine la sua testardaggine convinse la regina Isabella di Castiglia, in Spagna, che divenne patrona economica del viaggio. La navigazione, ovviamente, fu lunga e difficile. Colombo dovette più volte calmare il suo equipaggio, stremato dalla fatica e dal poco cibo e acqua dovuti ai calcoli sbagliati del viaggio e alle bussole impazzite, che non riportavano quanto previsto dalle mappe. Gli ammutinamenti erano sempre dietro l’angolo. Alla fine promise loro che se non fossero approdati a terra dopo una settimana, sarebbe tornati in patria. Ma il 12 ottobre 1492 toccarono le sponde di San Salvador, convinti della bontà della teoria indiana. 


Poco oro, solo tabacco e qualche pappagallo fu il bottino della spedizione, anche se la scoperta era clamorosa. Questo valse a Colombo altre navi per altri viaggi ma, alla fine, l’oblio come uomo: morì solo e dimenticato a Valladolid nel 1506. 


I meriti di Cristoforo Colombo gli vennero riconosciuti solo in seguito: pur avendo sbagliato i suoi calcoli, l’audacia e la determinazione dell’impresa avevano, orma, aperto la strada. Una strada anche oscura purtroppo, fatta anche di colonizzazione, repressione, schiavismo e morti procurate, figlia di un tempo arcaico che, comunque, non giustifica certe azioni politically incorrect del navigatore e scopritore. Ha mostrato, indubitabilmente, la via attraverso l’ignoto.

 

LA VITA E’ IMPRESA COSI’ BANALE?

A chi lo irrideva, dicendogli che con i suoi mezzi economici e gli aiuti ricevuti chiunque sarebbe stato in grado di compiere tale impresa, Colombo rispondeva con l’esempio del famoso uovo che ha preso il nome da lui. L’italiano Girolamo Benzoni, nel suo libro del 1565 La Historia del Mondo Nuovo, racconta come Cristoforo sfidò chi lo criticava a compiere un’altrettanta semplice azione: mettere un uovo diritto in equilibrio sul tavolo, evitando che cadesse. Nessuno ci riuscì, convinti che la cosa fosse impossibile. Sfidarono, allora, lo stesso Colombo, affinchè lo facesse lui.


Egli ruppe la base dell’uovo e lo mise in equilibrio. Questa storia è, probabilmente un fake, da attribuirsi, invece, a Brunelleschi che usò la metafora dell’uovo un secolo prima per spiegare la dinamica della costruzione della Cupola del Duomo di Firenze, Santa Maria del Fiore. Comunque, Colombo fece qualcosa di unico. «La differenza, signori miei, è che voi avreste potuto farlo, io invece l’ho fatto!» disse il navigatore ai suoi detrattori. Ecco, la vita è cosi. Elaborate la paura, trovate il coraggio, affrontate le vostre sfide. Se poi qualcuno vi critica: rispondetegli con i fatti!!

SULL'AUTORE

Io sono Barbara Benzoni. Sono Italiana, milanese, romana di adozione, toscana per passione, americana per devozione alla terra del coraggio e delle novità: gli USA. Sono la mamma entusiasta di Peter e la compagna felice di Ale. Il cinema, l’arte, il buon cibo e solo le cose belle sono il tema della mia esistenza. La laurea in lettere mi ha insegnato a liberare la mente, il master in management dello sport a imbrigliare le mie passioni, trasformandole in un lavoro.Anche lo sport è una delle passioni imprescindibili della mia vita. Da oltre 25 anni organizzo eventi sportivi, partecipo a grandi competizioni sportive internazionali e le racconto al grande pubblico. Ho avuto la fortuna di conoscere grandi campioni dello sport, artisti e registi di cinema, manager e politici. Ma la curiosità per il quotidiano e le persone dall’anima semplice sono il mio driver. Il mio motto è una frase di Mohammed Alì: “It’s not bragging if you can back it up” cioè “Non è vantarsi se lo puoi realizzare”. Da grande vorrei diventare una fotografa famosa. Da grande!

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