L’amatissimo attore confessa che il tempo scorre, ma lui penda al futuro
Io e Giancarlo Giannini, a sua insaputa ovvio, abbiamo qualcosa in comune! Anzitutto siamo nati sotto il segno del Leone: lui oggi, 1° agosto, io il 18. E, più rilevante, pensiamo al futuro, senza troppe celebrazioni del presente o, peggio, troppi indugi nel passato. Insomma, lui celebre, io totalmente in ombra, siamo gli interpreti emblematici dell’espressione latina tempus fugit, il tempo fugge. Letteralmente.
IO PENSO AL FUTURO
Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana nel 2004, una stella sulla Walk of fame di Toronto, sei Nastri d’argento, altrettanti David di Donatello, cinque Globi d'Oro. Questi sono solo alcuni dei riconoscimenti conferitigli per la sua brillante carriera. Percorso artistico che, per sua stessa ammissione, non ha nessuna voglia di interrompere volontariamente.
Una sottile frecciata la lancia al Festival del Cinema di Venezia dove, circa il quale lui afferma:«Hanno dato premi a tutti e a me non hanno dato manco un gatto nero», ironizzando sulla mancata assegnazione di un Leone d’Oro ( d’obbligo) alla carriera. A conti fatti ad 80 anni non festeggerà, dice, ma penserà ai progetti futuri. Il suo non è un lavoro ordinario. E’ la vita.
L’ATTORE ITALIANO PIU’ AMATO ALL’ESTERO
Giannini incarna l’attore istrionico per eccellenza che all’estero tanto ammirano e amano, da anni. Al punto da farne un’icona d’ italianità. A cominciare dal lontano 1975, quando riceve una nomination come miglior attore protagonista per la commedia grottesca «Pasqualino settebellezze», diretto da Lina Wertmueller, prima donna regista candidata ad un Oscar dall’Academy Awards per la Miglior Regia.
Nato nel 1942 a La Spezia, ha iniziato a recitare diciottenne in teatro, dopo aver frequentato l’accademia di Arte Drammatica a Roma. Nel 1972 gli era arrivato l’inatteso quanto travolgente successo, decretato dal grande pubblico, con l’interpretazione di «Mimì metallurgico», commedia amara dove recitava al fianco di un’altra meravigliosa musa della Wertmueller quale la milanese Mariangela Melato.
Da allora Giannini interpreta una sequenza infinita di pellicole, in Italia come all’estero. A casa nostra recita per Luchino Visconti, Dino Risi, Mario Monicelli, Alberto Lattuada. Si conquista un posto d’eccellenza tra gli interpreti «stranieri» ad Hollywood lavorando con Ridley e Tony Scott, Francis Ford Coppola, Rainer Werner Fassbinder. Lo vediamo alle prese con James Bond/Daniel Craig in 007 in Casino Royale e Quantum of Solace. E’ l’iconica voce, nel doppiaggio italiano, di Al Pacino, Jack Nicholson e Ryan O’Neil. Successi planetari che ne hanno fatto un’icona della settima arte.
LA CONOSCENZA, OLTRE LA VITA
Giannini è anche padre di quattro figli, avuti da due diverse compagne. Adriano, altrettanto famoso attore cinematografico, Emanuele e Francesco, entrambi musicisti. La ruvida concretezza della vita gli ha purtroppo strappato Lorenzo, morto a soli 19 anni, a seguito di un aneurisma cerebrale. L’uomo Giannini lo ha ricordato in una recente intervista televisiva: «Quando morì mio figlio dissi: ora sta meglio lui di noi. Vedere morire un figlio è una cosa terribile».
Lui crede in Dio, prega molto, la notte soprattutto. Ed è convinto che la morte sia, a suo modo, un mistero insondabile, di cui non sappiamo nulla. Allora viviamo l’oggi, progettando il domani.
SULL'AUTORE
Io sono Barbara Benzoni. Sono Italiana, milanese, romana di adozione, toscana per passione, americana per devozione alla terra del coraggio e delle novità: gli USA. Sono la mamma entusiasta di Peter e la compagna felice di Ale. Il cinema, l’arte, il buon cibo e solo le cose belle sono il tema della mia esistenza. La laurea in lettere mi ha insegnato a liberare la mente, il master in management dello sport a imbrigliare le mie passioni, trasformandole in un lavoro.Anche lo sport è una delle passioni imprescindibili della mia vita. Da oltre 25 anni organizzo eventi sportivi, partecipo a grandi competizioni sportive internazionali e le racconto al grande pubblico. Ho avuto la fortuna di conoscere grandi campioni dello sport, artisti e registi di cinema, manager e politici. Ma la curiosità per il quotidiano e le persone dall’anima semplice sono il mio driver. Il mio motto è una frase di Mohammed Alì: “It’s not bragging if you can back it up” cioè “Non è vantarsi se lo puoi realizzare”. Da grande vorrei diventare una fotografa famosa. Da grande!