La Pandemia di Covid-19 ha promosso gli sport all’aria aperta e fatto riscoprire il verde pubblico
La pandemia di Covid-19 ha scardinato gli assetti del vivere civile e sociale. Regole, consuetudini, prassi consolidate sono state messe in discussione, definitiva, da un’emergenza legata alla sopravvivenza prima ed al consequenziale mantenimento della salute degli esseri umani di tutto il mondo, poi.
LO SPORT POST PANDEMIA
La crisi pandemica degli ultimi due anni e mezzo ha enormemente rafforzato il valore sociale dello sport. Se prima lo sport strutturato era il frame entro il quale si muoveva la maggioranza dei praticanti, oggi le dinamiche di pratica si fanno destrutturate, fluide, nuove. E’ tanto più vero per le generazioni di Millennials e Z-GEN, gli attuali 35/15 enni, le quali, alla rinnovata voglia di sport e socialità, sia in pandemia che post, alla maniacalità della rincorsa alla forma fisica, uniscono la pratica di nuove discipline sportive e coniugano, rigorosamente al presente, sport e tecnologia.
Il lock-down ha costretto milioni di individui a praticare sport tra le mura di casa. L’interregno temporale tra la chiusura totale delle attività e la graduale ripresa ha rappresentato una dura challenge per sia per i fruitori di servizi sportivi ma, soprattutto, per gli erogatori degli stessi. Davanti ad un panorama sconosciuto, sono emersi limiti e criticità. E ineludibili interrogativi.
Come contrastare il drop-out? Come approcciare, ora, l’avviamento alla pratica sportiva? Come ritenere gli utenti e fornire loro servizi sempre più personalizzati e sofisticati? Una delle risposte è nella consapevolezza che lo sport è ora pluridimensionale: i luoghi sono molteplici e, per lo più, outdoor. La tendenza è: non costruire per riutilizzare.
CITTA’ RIGENERATE
Lo sviluppo della città oggi dipende dalla capacità di reinventare l’uso degli spazi dismessi, sottoutilizzati o degradati, mettendo a sistema interessi e opportunità di diversa natura. Obiettivi pubblici e obiettivi privati devono convergere per una vera RIGENERAZIONE degli spazi urbani. La funzione sportiva – e del leisure in genere – può essere una delle soluzioni per il riuso di parti di città, mettendo in relazione virtuosa la sostenibilità economica degli interventi e la loro utilità sociale.
Il manager dello sport, dal canto suo, deve sempre di più incarnare il ruolo di «sport city manager», adattandosi ad un pubblico potenzialmente più vasto, eterogeneo, sofisticato e demanding. Il professionista che vive di sport ha ruolo di consulente urbano, attento ai cittadini che usano i mezzi pubblici, il verde comune, che viaggiano per vocazione sportiva e scelgono le mete sulla base dei servizi di sport proposti loro. L’etimologia del termine crisi, krisis in greco antico, ci racconta che la crisi altro non è che un momento di scelta, di decisione forte.
Oggi lo sport ha questa enorme opportunità: scegliere di adeguarsi ai cambiamenti e farli propri. Un esempio, eccellente, di come lo sport ha, concretamente ed in modo istantaneo, reagito alla crisi pandemica è riscontrabile nell’iniziativa promossa da Sport e Salute. L’accordo «SPORT NEI PARCHI» ha portato alla creazione di aree pubbliche, attrezzate «en plein air», per la pratica dello sport, nei comuni che ne facciano richiesta. L’iniziativa ha fatto registrare numeri da record: dall’inaugurazione dell’11 dicembre 2020 al 22 febbraio 2021, ad esempio, sono stati 8.044 gli accessi totali, con 5.416 giovani tra i 15 e i 24 anni che si sono allenati sfruttando in particolare la fascia 12-18. Dato, questo, che testimonia la forte presenza anche delle società sportive che hanno utilizzano la struttura.
Qualche numero: grazie al sostegno dell’Anci sono stati stanziati 6mln di euro provenienti dal Decreto Sostegni-Bis. Oggi sono 479 le installazioni pronte a partire in tutta Italia su un totale di 1681 Comuni aderenti all’iniziativa. L’obbiettivo è continuare a promuovere lo sport e un corretto stile di vita, anche nelle scuole e nei quartieri disagiati di tutto il Paese.
SULL' AUTORE
Io sono Barbara Benzoni. Sono Italiana, milanese, romana di adozione, toscana per passione, americana per devozione alla terra del coraggio e delle novità: gli USA. Sono la mamma entusiasta di Peter e la compagna felice di Ale. Il cinema, l’arte, il buon cibo e solo le cose belle sono il tema della mia esistenza. La laurea in lettere mi ha insegnato a liberare la mente, il master in management dello sport a imbrigliare le mie passioni, trasformandole in un lavoro.Anche lo sport è una delle passioni imprescindibili della mia vita. Da oltre 25 anni organizzo eventi sportivi, partecipo a grandi competizioni sportive internazionali e le racconto al grande pubblico. Ho avuto la fortuna di conoscere grandi campioni dello sport, artisti e registi di cinema, manager e politici. Ma la curiosità per il quotidiano e le persone dall’anima semplice sono il mio driver. Il mio motto è una frase di Mohammed Alì: “It’s not bragging if you can back it up” cioè “Non è vantarsi se lo puoi realizzare”. Da grande vorrei diventare una fotografa famosa. Da grande!