L’Italia si conferma «superpotenza di cultura e bellezza». Con 53 culturali, 5 naturali e ben 14 iscritti al patrimonio immateriale, è il paese con il maggior numero di siti iscritti nella lista del patrimonio dell’Umanità
Il World Heritage Day 2022 dell’UNESCO ha avuto come tema «Heritage & Climate». Tradotto: non c’è cultura e bellezza senza tutela dell’ecosistema e dell’ambiente. No respect, no party. Salvare i patrimoni mondiali equivale ad investire in risorse economiche, in istruzione, in agricoltura, in conservazione delle bellezze paesaggistiche, naturali ed artistiche del Mondo intero.
L’Italia ha un ruolo di primo piano nell’Organizzazione delle UN acronimo di United Nations Education Science Culture Organization, istituita a Parigi nel 1946 con la consapevolezza che gli accordi politici ed economici non sarebbero stati in grado di garantire una pace duratura e che essa – cita il website di UNESCO- «debba essere fondata sull’educazione, la scienza, la cultura e la collaborazione fra nazioni, al fine di assicurare il rispetto universale della giustizia, della legge, dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali che la Carta delle Nazioni Unite riconosce a tutti i popoli, senza distinzione di razza, di sesso, di lingua e di religione».
IL PREAMBOLO: LA MENTE E LO SPIRITO
Dopo milioni di morti a causa delle due Guerre Mondiali, combattute nella prima metà del XX Secolo, gli Stati aderenti hanno inteso aprire il preambolo che istituisce l’UNESCO con questa frase: «I Governi degli Stati membri della presente Convenzione, in nome dei loro popoli, dichiarano: che, poiché le guerre nascono nella mente degli uomini, è nello spirito degli uomini che devono essere poste le difese della pace». Lo spirito. Un concetto immateriale, come molte delle meraviglie culturali che UNESCO tutela a beneficio delle generazioni future.
GENIO ITALICO
In pieno spirito di celebrazioni UNESCO, un italiano illuminato merita una menzione speciale. La sua filosofia professionale, con oltre 300 recuperi monumentali nel portfolio, è stata ispirata dal salvataggio di meraviglie che, altri uomini, hanno provato a distruggere.
Agli inizi degli anni 60 del XX Secolo Piero Gazzola, architetto ed ingegnere di Piacenza, paragonabile all’espressione di genio di Leonardo Da Vinci, escogitò il salvataggio e, poi, il trasferimento, dei faraonici- è il caso di dirlo- Templi di Abu Simbel, in Egitto, per salvarli dall’incombenza delle acque del Nilo che, convogliate dalla costruzione della Diga di Assuan, avrebbero per sempre sommerso quei tesori millenari. La mente di quel grande italiano ha prodotto splendori di recuperi di alta ingegneria e architettura, in un’epoca dove non esistevano sistemi computerizzati e la tecnologia di oggi, ma solo tanta mano d’opera e cervelli incredibili.
Il salvataggio dei Templi di Abu Simbel gli ha tributato fama e onori internazionali, paragonandolo il lavoro alla realizzazione dell’Ottava meraviglia del mondo. Lui e il suo Team vinsero un concorso indetto dall’UNESCO. L’impresa era titanica: smontare, spostare in posizione alta i pezzi dei Templi e rimontarli « in un ambiente originario». Una sorta di gigantesco gioco di Lego! Il trasloco del colossale complesso funerario di Ramses II e della moglie Nefertari, ritrovato nel 1817 da un altro italiano, Giovanni Battista Belzoni, precursore di Indiana Jones, era impresa quasi impossibile, lavoro di quasi 10 anni di recupero. Insieme ad ingegneri, architetti, cavatori di marmo delle montagne di Carrara e della Valle del Chiampo oltre 2000 figure professionali, coordinate da Gazzola, compirono il miracolo. 60 metri più in alto e 1003 blocchi dopo, dei Templi si allineavano di nuovo al sole per consentirgli, il 22 febbraio ed il 22 ottobre di ogni anno, di illuminare le statue dei Faraoni - Dei. Pura poesia.
Ancora oggi il nome di Piero Gazzola e le meraviglie di recupero da lui compiute evocano la genialità che è nel DNA del nostro amato Paese. Ironia della sorte, lavorò anche alla valorizzazione della Valle di Bamiyan, in Afghanistan, il cui sito archeologico noto per i giganteschi Buddha scolpiti nelle rocce è stato distrutto completamente per mano dei Talebani nel 2001, gli stessi ideologi di morte che hanno armato le stragi del World Trade Center a New York.
RICORSI DELLA STORIA
La realizzazione, la distruzione e la ricostruzione di opere d’arte e di architettura, patrimonio di tutto il mondo, sembrano riproporre, in versione macabra, il rito della tela di Penelope. La paziente moglie di Ulisse, eroe dell’Odissea di Omero, di giorno tesseva la tela e la notte, per non cadere vittima del ricatto dei Proci di palazzo, la disfaceva, in un incessante costruisci e distruggi.
Tutti gli esseri umani, così come per le nobili cause di diritti umani o ambientali, dovrebbe strenuamente battersi a difesa della bellezza nel mondo. La Bellezza che non ha Patria ma solo confini geografici. Ha padri geniali e figli amorevoli: questi ultimi devono difenderla, preservarla, tramandarla e farne dono ai figli dei figli dei figli! In un’epoca di incertezza economica, di pandemie, di guerre, di disastri climatici e naturali, ergersi sulle spalle del gigante della bellezza ci aiuterà a vedere lontano.
SULL' AUTORE
Io sono Barbara Benzoni. Sono Italiana, milanese, romana di adozione, toscana per passione, americana per devozione alla terra del coraggio e delle novità: gli USA. Sono la mamma entusiasta di Peter e la compagna felice di Ale. Il cinema, l’arte, il buon cibo e solo le cose belle sono il tema della mia esistenza. La laurea in lettere mi ha insegnato a liberare la mente, il master in management dello sport a imbrigliare le mie passioni, trasformandole in un lavoro.Anche lo sport è una delle passioni imprescindibili della mia vita. Da oltre 25 anni organizzo eventi sportivi, partecipo a grandi competizioni sportive internazionali e le racconto al grande pubblico. Ho avuto la fortuna di conoscere grandi campioni dello sport, artisti e registi di cinema, manager e politici. Ma la curiosità per il quotidiano e le persone dall’anima semplice sono il mio driver. Il mio motto è una frase di Mohammed Alì: “It’s not bragging if you can back it up” cioè “Non è vantarsi se lo puoi realizzare”. Da grande vorrei diventare una fotografa famosa. Da grande!