«Vittorio Gassman. IL CENTENARIO». Una mostra ospitata dall’Auditorium Parco della Musica a Roma e dal Palazzo Ducale di Genova
Cento anni fa, a Struppa, vicino a Genova, nasceva Vittorio Gassman, il volto, bellissimo, dell’italianità più schietta, anche se il padre era tedesco. Il mattatore, nickname rimastogli da uno spettacolo TV del 1959, anima di mille e più commedie, dotato di una voce ruvida e sensuale, di una bellezza spigolosa, avrebbe compiuto 100 anni. Per almeno cinquanta, fino alla sua morte avvenuta nel 2000, ha calcato le scene di set cinematografici, teatri, spettacoli televisivi. Con eleganza, ironia, acume e amore per il suo lavoro e la sua arte ha legato, indissolubilmente, la cultura più alta ad uno spettacolo del popolo.
UNA MADRE TOSCANA AMANTE DEL TEATRO
Gassman, in molte interviste e nella sua autobiografia, Un grande avvenire dietro le spalle, ricorda spesso la madre, Luisa Ambron di famiglia ebraica toscana. E fu proprio la madre, presto rimasta vedova con tre figli a carico, contrariamente a quanto accade nelle famiglie quando un figlio esprime il desiderio di recitare, che spinge il ragazzo, terminato il Liceo Classico, ad Iscriversi all’Accademia di Arte Drammatica a Roma. In Accademia Gassman studierà con i più rappresentativi attori dell’Italia del dopoguerra. E nasceranno, dalle loro interpretazioni, capolavori assoluti del cinema italiano.
UNA MOSTRA A ROMA E A GENOVA
Gassman, grande tra i grandi. Ha recitato per e con tutti i grandi registi ed attori del Novecento italiano. Per citarne alcuni Luchino Visconti, Dino Risi, Mario Monicelli, Ettore Scola. Era amico sodale di altri mostri sacri del cinema quali Ugo Tognazzi, Nino Manfredi, Marcello Mastroianni e Alberto Sordi. Ha avuto partners cinematografiche e teatrali in donne magnifiche e iconiche come Silvana Mangano, Liz Taylor, Audrey Hepburn, Cathrine Spaak, Sofia Loren. Il nostro poliedrico e amato Gassman fu anche acclamato ad Hollywood come «Il Marlon Brando italiano».
L’Auditorium Parco della Musica a Roma gli ha dedicato quest’anno una mostra in occasione delle celebrazioni per il centenario della sua nascita, avvenuta il 1° settembre 1922. Dagli esordi in teatro alla fondazione, con Luigi Squarzina nel 1952, del Tetro d’Arte Italiano. Nel 1958, alla luce del clamoroso successo derivatogli da I Soliti Ignoti diretto da Mario Monicelli, gira La grande guerra, Il sorpasso, I mostri e L’armata Brancaleone. E ancora, negli anni 70, interpreta C’eravamo tanto amati, Profumo di donna e molte altre pellicole amate dal grande pubblico. Insomma, la storia del cinema italiano condensata in una carriera magistrale.
UNO E CENTO GASSMAN
Gassman era uno e tanti uomini, allo stesso tempo. Intellettuale, istrione, commediante, latin lover e irriverente giudice della miseria umana. Addirittura doppiatore del personaggio a cartoni animati di Mufasa, il padre di Simba, futuro Re Leone, nell’edizione italiana del film della Disney. Ha ricevuto premi e onori, in Italia e all’estero, di ogni genere: al Festival di Cannes come Miglior interprete maschile per Profumo di donna, nove David di Donatello, sei Nastri d’argento, due Globi d’oro e numerosi altri riconoscimenti. Nel 1996 gli viene assegnato, al Festival del Cinema di Venezia, un Leone d’oro alla carriera, a simboleggiare la luminosità della stella di Gassman.
IL LATO OSCURO DEL GENIO
Come molti geni, tuttavia, la depressione bipolare lo ha colpito in numerose fasi della sua vita, a ricordare che «il male oscuro» è davvero, the dark side of the moon. La temibile gabbia mentale che ha segnato, tra gli altri, anche Leonardo da Vinci, Caravaggio, Michelangelo, Ludwig Van Beethoven, Ernest Hemingway, Winston Churchill ha sottratto Gassman alla gioia della vita e della famiglia - tre mogli e quattro figli. Ma la sua caratura lo ha portato a parlare della malattia, affrontandola con parole schiette e dure e a combatterla con fierezza. Gassman è nell’Olimpo degli Dei dell’arte e della cultura. A noi piace ricordarlo così.
SULL'AUTORE
Io sono Barbara Benzoni. Sono Italiana, milanese, romana di adozione, toscana per passione, americana per devozione alla terra del coraggio e delle novità: gli USA. Sono la mamma entusiasta di Peter e la compagna felice di Ale. Il cinema, l’arte, il buon cibo e solo le cose belle sono il tema della mia esistenza. La laurea in lettere mi ha insegnato a liberare la mente, il master in management dello sport a imbrigliare le mie passioni, trasformandole in un lavoro.Anche lo sport è una delle passioni imprescindibili della mia vita. Da oltre 25 anni organizzo eventi sportivi, partecipo a grandi competizioni sportive internazionali e le racconto al grande pubblico. Ho avuto la fortuna di conoscere grandi campioni dello sport, artisti e registi di cinema, manager e politici. Ma la curiosità per il quotidiano e le persone dall’anima semplice sono il mio driver. Il mio motto è una frase di Mohammed Alì: “It’s not bragging if you can back it up” cioè “Non è vantarsi se lo puoi realizzare”. Da grande vorrei diventare una fotografa famosa. Da grande!