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Paolo Borsellino E La Sua Scorta. Eroi Liberi.

Il 19 luglio del 1992 il Giudice palermitano e cinque agenti della sua scorta vengono trucidati dalla mafia.


19 luglio 1992, trent’anni fa. Io ricordo ancora le breaking news della RAI, la TV pubblica italiana, costretta ad annunciare l’ennesima strage di mafia. Le immagini che non avresti voluto vedere. L’orrore, ancora. E ancora.


Il Giudice che ha rivoluzionato la lotta alla mafia, Paolo Borsellino, ed i suoi cinque agenti di scorta, vengono uccisi nel corso di un attentato dinamitardo causato da un’auto imbottita di 90 kg di esplosivo, in via D’Amelio a Palermo, al civico 21, sotto casa della madre. Il capo scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi- prima donna membro di una scorta e prima donna della Polizia di Stato a cedere vittima di un attentato – Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina lo seguono nella crudele fine. 


GIOVANNI FALCONE, L’ORRORE A CAPACI

 Il 23 maggio dello stesso anno il collega, amico e collaboratore, il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e la loro scorta vennero uccisi con le stesse dinamiche sull’Autostrada di Capaci, in Sicilia. 


Da quel giorno alla strage di via D’Amelio trascorrono solo 57 giorni. Una teoria di ore che Paolo Borsellino, suo malgrado, vive con lucidità. Sente che qualcosa di tragico si abbatterà su di lui. Nella Fiction TV, a lui dedicata, l’attore Giorgio Tirabassi nei panni del giudice, che con grande profondità lo impersona, dice: «Adesso tocca a me. Sarò io il prossimo». Sentiva, tangibile, la morte vicina. Troppo scomodo l’uomo Borsellino. 


«E’ normale che esista la paura, in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti». E, come lui, dovevano pensarla i suoi ragazzi, gli angeli custodi della scorta. Colpisce come Emanuela Loi, unica ragazza, abbia voluto essere al fianco del giudice quel giorno, senza nessun obbligo. 


I due uomini avevano avviato il filone di inchiesta che avrebbe, con grande probabilità, portato a scoperchiare le connection tra mafia, politica e poteri economici forti. E andavano uccisi. Depistate le ricerche. Coperta ogni traccia. Zittito ogni testimone. Insomma, damnatio memoriae, la condanna totale della memoria. 


PER NON DIMENTICARE MAI

Ma la memoria di questi uomini e donne, che la storia chiama eroi, ma che io giudico uomini e donne giusti, non è sopita. Anzi. Altri uomini e donne di buona volontà hanno lottato per tenere vivo il loro lavoro ed i loro sforzi professionali e umani. I giovani, le scuole, le piazze, la gente tutta si mobilita, ancora e ancora, anni dopo, per ricordarli. Per non dimenticare.


La mafia, per parafrasare il film del 2013 di Pif, Pierfrancesco Diliberto, giornalista, regista e attore coraggioso e in prima linea nel denunciare le brutture del crimine organizzato, non uccide solo d’estate. Non è un fenomeno atmosferico e stagionale, come la pioggia o la neve. E’ tragicamente reale, brutale, disumana e antistorica.Ricordiamolo, sempre. Per non dimenticare, mai.

SULL' AUTORE

Io sono Barbara Benzoni. Sono Italiana, milanese, romana di adozione, toscana per passione, americana per devozione alla terra del coraggio e delle novità: gli USA. Sono la mamma entusiasta di Peter e la compagna felice di Ale. Il cinema, l’arte, il buon cibo e solo le cose belle sono il tema della mia esistenza. La laurea in lettere mi ha insegnato a liberare la mente, il master in management dello sport a imbrigliare le mie passioni, trasformandole in un lavoro.Anche lo sport è una delle passioni imprescindibili della mia vita. Da oltre 25 anni organizzo eventi sportivi, partecipo a grandi competizioni sportive internazionali e le racconto al grande pubblico. Ho avuto la fortuna di conoscere grandi campioni dello sport, artisti e registi di cinema, manager e politici. Ma la curiosità per il quotidiano e le persone dall’anima semplice sono il mio driver. Il mio motto è una frase di Mohammed Alì: “It’s not bragging if you can back it up” cioè “Non è vantarsi se lo puoi realizzare”. Da grande vorrei diventare una fotografa famosa. Da grande!

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